domenica 30 aprile 2017

LA COMUNICAZIONE NON VERBALE

Molti studiosi non sono d'accordo sulla distinzione tra linguaggio verbale e non verbale. Infatti mentre parliamo gesticoliamo, ridiamo o sbuffiamo.
Movimenti del corpo: gesti, espressioni del viso, postura.
fenomeni paralinguali: riso, sbadiglio, pianto.
Anche il tono e i silenzi comunicano. Sono significativi anche le posizioni nello spazio: maggiore o minore distanza tra le persone che parlano o collaborano. Il cosiddetto comportamento spaziale o prossemica è stato studiato da Edward T. Hall che ha individuato le distanze tra gli interlocutori in rapporto alle situazioni.
Infine anche il trucco e l'abbigliamento comunicano qualcosa: chi si veste o trucca in modo appariscente può significare che le piace essere al centro dell'attenzione, seguire una moda piuttosto che un'altra può segnalare le proprie preferenze nella vita e persino le proprie idee politiche.

L'APPRENDIMENTO DEL LINGUAGGIO

I bambini imparano a parlare lentamente, perché il bambino arrivi a modulare correttamente suoni e a selezionare quelli della lingua del paese in cui vive. 
Fasi di sviluppo del linguaggio
  1. Alla nascita il bambino è in grado di pronunciare suoni vegetativi (starnuti e singhiozzi) e suoni vocalici (gridi). Poi hanno inizio le vocalizzazioni.
  2. Verso del tubare, consiste in suoni simili a consonanti. (intorno ai 2 mesi)
  3. Intorno ai 5-6 mesi c'è la fase di lallazione ovvero la ripetizione variata di più sillabe, vanno ricordate le parole che indicano la mamma (ma-ma) e il padre (pa-pa)
  4. Le prime parole arrivano verso i 12 e i 18 mesi, è la fase del linguaggio olofrastico ovvero se il bambino per esempio dice "palla" può significare "voglio la palla)
  5. Tra i 18 e 24 i mesi si arriva alle frasi binarie (come ad esempio "bimbo nanna")
  6. Tra i 24 e i 30 mesi ci sono le frasi telegrafiche, frasi di 3 parole senza connettivi.
  7. Tra i 2 e i 6 anni il bambino ha compiuto un grande sviluppo linguistico, sia fonetico (suoni) sia morfologico (strutture grammaticali) e semantico (significato dei vocaboli)










Se entro gli undici anni non vengono poste le basi del linguaggio, secondo alcuni studiosi sarà impossibile imparare a parlare.
Famoso l'esperimento del "ragazzo selvaggio" trovato nel bosco dell'Averyon (Francia) il ragazzo non era mai entrato in contatto con gli esseri umani. Fu possibile insegnarli tutto a vestirsi, camminare in posizione eretta, mangiare con le posate ma non a parlare. (studiato dal medico francese Jean M.Itard)

giovedì 30 marzo 2017

COMUNICAZIONE E LINGUAGGIO


Cos'è la comunicazione e perché la utilizziamo
La comunicazione è uno scambio di messaggi. Tutti gli esseri viventi comunicano con mezzi diversi: voce, gesti, postura del corpo, movimenti, ecc...
Comunicare è un attività fondamentale che ci garantisce l'adattamento all'ambiente, per segnalare un pericolo, indicare la presenza di cibo e così via.
Nella specie umana la comunicazione è particolarmente complessa.
Per gli esseri umani comunicare è un esigenza quotidiana che richiede competenze che ciascuno di noi sviluppa nel corso della vita.

La struttura della comunicazione

A tutti i segni della comunicazione  (parlare, scrivere, leggere... vengono attribuiti dei significati che possono essere condivisi da determinati gruppi.
Per comprendere gli elementi coinvolti nella comunicazione adottiamo il modello di Roman Jackobson.
Secondo lui un mittente (colui che invia le informazioni) trasmette un messaggio ad un destinatario/ricevente, utilizzando un codice (insieme di segni, una lingua...) Il mittente codifica il messaggio e il ricevente lo decodifica ovvero lo interpreta in base del medesimo codice. Il mittente e il destinatario sfruttano un canale. Il messaggio riguarda sempre un determinato oggetto.





Il linguaggio verbale

Il linguaggio verbale è una peculiarità della specie umana.
Il linguaggio umano è appreso ed è in continua evoluzione: nel corso degli anni varia il linguaggio di ciascuno di noi.
Esso può riferirsi ad oggetti astratti e assenti a differenza del linguaggio animale: un cane abbaia in presenza di un pericolo, ma gli uomini possono parlare anche di un pericolo futuro o passato. Tutto questo è reso possibile dalla capacità di astrazione in base alla quale gli uomini fanno uso di simboli e concetti.  

Le parole sono combinazioni di più suoni.
fonemi sono le singole vocali e singole consonanti. I raggruppamenti di fonemi (da due a sei) costituiscono i morfemi che sono distinti in radici, prefissi e suffissi.
Le parole sono raggruppamenti di fonemi e le frasi, a loro volta, riuniscono più parole in unità superiori dotate di significato. Una molteplicità di frasi costituisce un discorso.
La sequenza sonora delle parole rappresenta la struttura superficiale, il significato invece la struttura profonda.  

venerdì 24 marzo 2017

JEAN PIAGET

Jean Piaget nacque il 9 agosto 1896. Studiò le strutture dei processi cognitivi legati alla costruzione della conoscenza nel corso dello sviluppo, e si dedicò anche alla psicologia dello sviluppo.

GLI STADI EVOLUTIVI DEL BAMBINO:
Egli ha dimostrato che la differenza tra il pensiero del bambino e quello dell'adulto è di tipo qualitativo. L'uomo non eredita solo delle caratteristiche specifiche del suo sistema nervoso, ma anche una disposizione che gli permette di superare questi limiti.
Piaget ha scoperto che la conoscenza del bambino si basa sull'interazione pratica del soggetto con l'oggetto.

EVOLUZIONE DEL PENSIERO
  • 3 anni pensiero analogico: Ha un'impostazione di tipo prevalentemente digitale.
  • 6 anni operativo concreto: Caratterizzato dalle vere strutture intellettuali.
  • 10 anni astratto (logico/formale): Il pre-adolescente acquisisce la capacità del ragionamento astratto. Egli è in grado di comprendere il valore di certi oggetti, fenomeni, relatività dei giudizi e dei punti di vista.




EDWARD THORNDIKE

Edward (1874-1949) ha preso le distanze dal comportamentismo, proponendo un modello di apprendimento per tentativi ed errori.
I suoi esperimenti venivano svolti su gatti e cani, collocati nelle puzzle boxes, dove i gatti dopo una serie di tentativi ottengono il cibo.
ESPERIMENTO
  • Il gatto per raggiungere il cibo deve uscire dalla gabbia schiacciando un pedale
  • Con il proseguire delle prove il gatto imparerà ad uscire dalla gabbia più rapidamente.
Thorndike attribuisce maggior importanza ai fattori ereditari rispetto all'influenza dell'ambiente riguardo alle capacità intellettuali.

giovedì 23 marzo 2017

COME PERCEPIAMO IL MONDO

Il cervello e la mente sono la sede dei processi cognitivi, nessuno di tali processi sarebbe però possibile senza le sensazioni. Quando uno dei nostri organi di senso (vista, udito, tatto, olfatto, gusto) è colpito da uno stimolo fisico, si genera una sensazione. Le varie aree vengono unificate nel processo della percezione.





Gli stimoli esterni ci colpiscono continuamente, ma non possiamo reagire a tutti, qui è fondamentale il ruolo dell'attenzione ovvero una sorta di filtro che seleziona gli stimoli a cui rispondere. L'attenzione può agire sia in modo consapevole che inconsapevole.


MAPPE COGNITIVE E APPRENDIMENTO LATENTE DI TOLMAN

Lo psicologo statunitense Edward Tolman ha rivisto le tesi di Watson e Skinner accogliendo influenze dalla Gestalt e dalla psicoanalisi. Tolman rifiuta il semplice schema S/R e afferma che tra lo stimolo e la risposta agiscono nella nostra mente le variabili intermedie. Tolman valorizza quindi il ruolo della soggettività e della mente, e i concetti di coscienza. Egli ha svolto nei cosiddetti labirinti di apprendimento dove alcuni ratti, non in cerca di cibo erano liberi di esplorare l'ambiente. Nel momento in cui è stato collocato il cibo in un punto del labirinto, i ratti, sulla base dell'apprendimento precedente l'hanno trovato facilmente.
Attraverso le esplorazioni costruiamo le mappe cognitive ossia rappresentazioni mentali dello spazio attraversato, è questo che Tolman ha chiamato apprendimento latente una raccolta di informazioni utili in futuro.